martedì 28 marzo 2023

Banana Babol - Parte 1



Erano rosa, le gomme da masticare della nostra infanzia e c'era chi riusciva a farci bolle così grandi da lasciare tutti a bocca aperta... Ricordate il loro sapore così dolce e duraturo? E quel motivetto dello spot che entrava in testa e non ne usciva più? Vi sembra quasi di risentirlo ora che ve lo rammento, giusto?

Ebbene, circolavano varie storielle legate a quel celebre prodotto: secondo alcune voci, uno dei bambini della pubblicità morì soffocato proprio da una bolla troppo grande e altri sono convinti che quella colorazione pastosa, quel rosa così prepotente era frutto di un ingrediente segreto molto particolare... budella di topo!

Queste dicerie riecheggiano piccole leggende metropolitane riguardanti tutti i chewing-gum: c'è chi sostiene che inghiottirli significhi crearsi problemi di salute permanenti poiché si incollerebbero alle pareti dello stomaco per non staccarsene mai più, altri affermano che ci vogliano ben sette anni per digerirne uno, ma qualcuno racconta una versione ben più cruenta della storia...

C'è chi ricorda loschi figuri che distribuivano gomme dallo strano sapore ripiene di aghi o schegge di vetro e c'è chi giura di essersi ritrovato le mucose rivestite di muffa dopo averne masticata una, ma mia cugina Rila ha le prove per smentire tutte queste chiacchiere bislacche: solo lei può rivelarvi la verità.

Il racconto che chiude l'antologia - Banana Babol - vede al centro della vicenda un irresistibile chewing-gum di un giallo abbagliante, dal gusto intenso e inesauribile, prodotto dalla Mondoro, l'azienda più competitiva sul mercato, come tutti sanno...

Quello che non si sa è come faccia il volto della ditta - protagonista anche della pubblicità che ha fatto schizzare le vendite alle stelle - a sembrare così giovane, visto che è in attività da quasi cinquant'anni...

Sembra che il segreto stia proprio nel frutto usato per dare al prodotto quel sapore inconfondibile... 

La banana, dite? Non proprio, ma per saperne di più avete solo due strade: aspettare martedì prossimo per la seconda parte del post o leggere il finale di "Urban Legends - Rila's Edition".

Una cosa posso anticiparla, però: il leitmotiv del racconto, una frase che dovrebbe ricordarvi qualcosa...

"La verità è là fuori"... e Rila la sa!

martedì 21 marzo 2023

Bloody Mary


 

Siamo agli sgoccioli! Oggi parleremo del penultimo racconto di "Urban Legends - Rila's Edition": "Bloody Mary".

Nel particolare della bella illustrazione di Alessio Fiorasi che ne incornicia l'introduzione sono ben visibili un bicchiere del celebre cocktail a base di vodka e succo di pomodoro e una vasca da bagno, ma nel disegno completo c'è molto di più e nessun elemento è casuale... cosa c'entra tutto ciò con una delle leggende metropolitane più cupe citate nell'antologia? Bè, solo Rila può svelarvi l'arcano! 

In quanto a noi, cerchiamo di risalire alle origini di questa temibile attraversa-specchi che conviene non evocare mai, neppure per scherzo: nella versione più nota della vicenda Mary era una fanciulla cagionevole di salute, sepolta viva da un padre crudele che la incolpava di averlo privato dell'amata moglie, morta di parto; in altre, era una delle povere streghe di Salem condannate al rogo; in altre ancora, era una splendida dama che si manteneva tale grazie ai suoi frequenti bagni nel sangue di vergine... 

Chiunque sia stata in vita - vittima o carnefice - il risultato non cambia: se davanti a uno specchio, con una candela accesa in mano la chiamate per tre volte, proprio come Candyman (che a questo personaggio si ispira, ma che necessita di un paio di ripetizioni in più del suo nome per palesarsi), lei verrà e allora saranno dolori.

Rila mi ha detto che esiste un pub che si chiama "Whales" in memoria di quella sfortunata Mary Whales morta soffocata nella sua tomba... Sì, proprio lei! Quella che si è spezzata tutte le unghie e scorticata le dita nel tentativo di scavarsi una via di fuga.

Il posto è vicino a un cimitero e lì fanno i Bloody Mary più buoni del mondo, o così sostiene il gestore, un certo Duke che ha anche una figlia adolescente con la passione per l'occulto che una sera, durante un pigiama party con le sue due amiche del cuore, si è divertita a improvvisare un'evocazione dall'esito assai imprevisto...

Di più non posso dire o Rila mi castigherebbe. Leggete "Bloody Mary" per saperne di più, magari mentre ne bevete uno nell'attesa di ritrovarci martedì prossimo per parlare del racconto più folle di tutti, quello che conclude la raccolta: "Banana Babol".

martedì 14 marzo 2023

Candle Cove


Martedì arriva in un soffio e anche il nostro viaggio alla scoperta delle storie narrate in "Urban Legends" si avvicina alla conclusione: il terzultimo racconto dell'antologia non è una classica leggenda metropolitana bensì una creepypasta del 2009 il cui autore è noto: Kris Straub, un web cartoonist. 

Nel tempo è divenuta abbastanza famosa da ispirare da ispirare una serie TV, per la precisione la prima stagione di "Channel Zero", intitolata appunto "Candle Cove".

Lo spunto è suggestivo: su una chat, alcuni utenti commentano un fantomatico programma per bambini che tutti ricordano di aver visto e man mano che ne parlano le informazioni a riguardo diventano sempre più inquietanti. 

I partecipanti alla discussione rammentano di essere stati traumatizzati dagli strani personaggi dello show: brutti pupazzi assemblati con scarsa maestria che vivevano avventure così assurde da risultare incomprensibili.

Percy il Pirata - il protagonista - era in balia della sua nave dalla polena dentata che lo obbligava a ficcarsi negli antri più oscuri dove lo attendevano nemici spaventosi, in particolare lo Strappa-Pelle, uno scheletro dalla mandibola mobile che annunciava il suo arrivo con un minaccioso schioccare di denti.

Come se le stranezze non fossero già abbastanza, i più sono sicuri della presenza di una bambina in carne e ossa fra i membri dell'equipaggio della Cepporidente - questo il nome della bizzarra imbarcazione - e sono pronti a giurare che in una puntata terrificante si sciogliesse in lacrime mentre gli altri personaggi gridavano senza sosta.

"L'episodio urlante" è impresso nella memoria di tutti i partecipanti alla conversazione che pur essendo adulti ne sono ancora angosciati, ma il plot twist ci colpisce come un bolide quando leggiamo l'ultimo commento: la madre di un certo Mike gli ha detto che quando era piccolo si sedeva tutti i giorni davanti alla televisione per mezzora a guardare un canale non sintonizzato per poi parlarle di una serie mai trasmessa... da brividi, eh?

Si tratta soltanto di una storiella horror ben costruita o c'è qualcosa di vero? Bè, io posso solo dirvi che mia cugina Rila conosce la migliore amica dell'infermeria che ha avuto in cura la madre di una giovane di nome Azzurra che da piccola non è mai mancata all'appuntamento con "Candle Cove" e che a distanza di più di vent'anni non si è ancora ripresa dallo shock del finale: pare che lo stesso giorno della sua messa in onda sia passato uno strano circo nella città in cui viveva e che gli artisti che vi si esibivano in qualche modo avessero a che fare con quella strampalata combriccola di pirati...

Dunque, per saperne di più, avete due scelte: o leggete questa leggenda metropolitana nella versione di Rila nella raccolta a lei dedicata o, nel cuore della notte, cercate Canal Corsaro e restate a guardare lo schermo nero finché non vi sembrerà di scorgere qualcosa, ma la seconda opzione non ve la consiglio... questo programma nuoce gravemente alla salute!

martedì 7 marzo 2023

La Volga Nera



Dove va l'austera berlina nella bella illustrazione di Alessio Fiorasi e, sopratutto, cosa si lascia alle spalle? Due interrogativi che trovano risposta nel sesto racconto di "Urban Legends - Rila's Edition": "La Volga Nera". 

Immagino che da noi non si sia mai visto questo modello d'auto, neppure quando era in voga - tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Settanta - ma pare che nell'ex Unione Sovietica fosse un lusso a cui gli alti funzionari dello Stato difficilmente rinunciavano; essendo uno status symbol, prerogativa di uomini tanto potenti da ritenere inconcepibile un rifiuto a qualsiasi richiesta, è comprensibile che questa macchina sia stata associata a questioni losche.

La versione più nota della leggenda metropolitana che la vede protagonista è la seguente: in una serata nevosa, una Volga nera segue passo passo una giovane avvenente, qualcuno abbassa il finestrino per chiederle un'innocua informazione e quando la ragazza si sporge per fornirla lo sportello posteriore dell'auto si spalanca e due braccia nerborute la catturano...

Della poveretta non si avranno più notizie, quando si è intoccabili è facile insabbiare i propri crimini e chi mai a quei tempi avrebbe contestato l'élite del Partito? Pubblicamente nessuno, ma è impossibile zittire i mormorii e tutti sono concordi su quale sia stato il destino delle fanciulle rapite: ridotte a schiave sessuali per il diletto dei Soviet, non hanno avuto il privilegio di invecchiare.

Sarà vero? Di certo è una variante più probabile di quella che sostiene che ci fosse la Baba Jaga alla guida o forse no: secondo Rila, infatti, la megera qualcosa c'entra con quest'intricata vicenda e pare che abbia notizie quasi certe riguardo al coinvolgimento di un'ambulanza nera... vi ricorda qualcosa? 

Negli anni Novanta si parlava spesso di questa fantomatica vettura - magari ogni paese del mondo ha il suo mezzo del terrore - che si aggirava nel Sud Italia in cerca di bambini da rapire: che dietro queste sparizioni si celi la stessa mano? E che ruolo ha una strega in una faccenda del genere? 

Mia cugina me l'ha detto e io ho scritto questo complesso racconto proprio per mettervi a parte di una scomoda verità: traffico d'organi? Tratta delle bianche? Droga? Quali sono i segreti custoditi negli abitacoli di questi due mortiferi veicoli? Bè, basta seguire le vicissitudini di una certa Tatiana per scoprirlo...

In quanto a noi, l'appuntamento è per martedì prossimo per sviscerare la seconda creepypasta dell'antologia: "Candle Cove".

martedì 28 febbraio 2023

Polybius


Quando ero piccola le sale giochi vivevano il loro momento d'oro: emblema di un'epoca mai dimenticata che rivive in parecchie opere odierne - "Stranger Things", su tutte - il cabinato esercita tuttora un certo fascino sui nostalgici come me... Un tempo lo trovavi anche nei bar e chi era bravo poteva tirare avanti un pomeriggio intero con 500 lire a distruggere carri armati in "Metal Slug" o a menare lo sfidante di turno nei vari picchiaduro, una deliziosa perdita di tempo di certo più innocua e stimolante delle macchinette ciuccia-soldi su cui oggi in molti si spengono, dilapidando stipendi.

I giochi cult erano tanti, teneramente ricordati in film come "Pixels" e "Ralph Spaccatutto" e, seppur surclassati dall'avvento delle consolle, hanno mantenuto un alone magico che li ha resi immortali, ma ce n'è uno che non suscita reminiscenze proustiane, bensì un disagio profondo e indefinibile... 

Si tratta di un prodotto della fantomatica azienda tedesca Sinneslöschen: Polybius. Citato in serie celebri come "The Simpsons" e in molte altre, questo videogioco è per tutti un mistero: c'è chi sostiene che sia stato progettato su ordine della C.I.A. per testare le giovani menti, altri ritengono che sia il frutto di una mente malata, bramosa di indurre una generazione a un suicidio di massa, ma in pochi l'hanno visto davvero e - c'è davvero bisogno che ve lo dica? - mia cugina Rila fa parte dell'esigua schiera dei fortunati che hanno portato a termine una partita e sono ancora vivi per raccontarlo.

Che cosa mi ha svelato di quest'esperienza? Che è un po' come giocare a "Space Invaders"sotto LSD e che sa per certo che il cabinato sia passato per le mani di un grande appassionato degli anni Ottanta, noto collezionista di oggetti dell'occulto... Pare che nel suo scantinato si celino tesori molto pericolosi, legati a leggende metropolitane ben più note di questa e che gli ultimi a vedere questa camera delle meraviglie e a giocare a Polybius siano stati i suoi nipoti, due nativi digitali abituati a ben altro che a un'accozzaglia di schermate senza senso, disturbanti quanto insensate. 

Chissà se anche loro sono riusciti a vincere una partita e se un giorno ci forniranno qualche informazione in più... Per scoprirlo non vi resta che leggere il quinto racconto di "Urban Legends", il più breve della raccolta.

Alla prossima!

martedì 21 febbraio 2023

L'autostoppista fantasma

 


Ormai lo sapete, il martedì è il giorno dedicato alle leggende metropolitane e oggi parleremo del quarto racconto della mia antologia: "L'autostoppista fantasma", un altro evergreen. 

Questa storiella è talmente famosa che è quasi superfluo riassumerla, tuttavia, per i pochi che non la conoscono, ecco la sua versione più nota: a tarda notte, un giovane automobilista s'imbatte in una bellissima ragazza in cerca di un passaggio e, notando che è infreddolita, le presta la sua giacca. Il viaggio prosegue senza intoppi, l'autostoppista raggiunge la sua destinazione e ringrazia il suo benefattore prima di congedarsi. Soltanto quando ha percorso un buon tratto di strada, l'automobilista si ricorda della giacca imprestata e decide di tornare a riprendersela il giorno dopo. Al mattino, però, quando bussa alla porta della ragazza, il giovane trova solo un'anziana coppia: avevano una figlia, in effetti, ma lei è morta in un incidente avvenuto anni prima, proprio nel punto in cui lui l'ha fatta salire.

La storia dell'autostoppista fantasma ha ispirato moltissimi autori e non posso non citare il mio mentore - Stephen King - che nel suo "Passaggio per il nulla" ha messo in scena una spassosa inversione di ruoli, tuttavia mia cugina Rila sostiene che nessuno di loro, neanche il più talentoso, si sia avvicinato alla realtà e lei parla a ragion veduta, essendo un'assidua frequentatrice di Valle Cinerina, il posto in cui si sono svolti i fatti...

E i fatti sono quelli che conosciamo? Assolutamente no. Innanzitutto alla guida dell'auto - un Maggiolino verde pistacchio, a quanto pare - c'era una ragazza con un'idea piuttosto ferrea su come un'automobilista dovrebbe comportarsi e decisa a non caricare mai autostoppisti, salvo in un caso... Si mormora che i genitori l'avessero spedita a un rave per riportare a casa la sua scapestrata sorella minore e che sia stata proprio la giovane a cui ha dato un passaggio a indirizzarla verso un capannone in cui due individui conosciuti come La Signora del Tempo e Mr. Fine dei Giorni erano ai ferri corti per un pasticcio tanto grave da sovvertiew l'ordine delle cose... Per sapere di che si tratta e ammirare la splendida creatura dietro la curva nell'illustrazione che apre il post, non vi resta che procurarvi una copia del primo volume di "Urban Legends".

P.S. Come in altri racconti della raccolta, anche qui c'è un riferimento non troppo velato a un'altra leggenda metropolitana meno nota... lo coglierete?

martedì 14 febbraio 2023

Rat-Dog

 


Nel dettaglio della magnifica illustrazione di Alessio Fiorasi che incornicia l'introduzione di "Rat-Dog" - terzo racconto della raccolta - il topo-cane ha un'aria piuttosto minacciosa e a nessuno verrebbe voglia di rischiare di buscarsi una multa salata per farlo passare di nascosto dalla frontiera di un paese straniero, come accade nella celebre leggenda metropolitana che lo vede protagonista. 

In verità, Rila mi ha rivelato che è assai difficile distinguere questa particolare razza di roditore da un adorabile cucciolo da esposizione e questo spiegherebbe perché chiunque si imbatta in queste bestiole desideri adottarle a tutti i costi, ma andiamo per ordine...

Chi non ha mai sentito la storiella della facoltosa signora in vacanza in un posto esotico (il Messico, il più delle volte) che trova un cagnolino smarrito, se lo porta via e alla prima visita del veterinario scopre di essersi messa in casa un gigantesco ratto malato? Impossibile non conoscerla, è famosa almeno quanto quella del tizio che si risveglia senza un rene in una vasca colma di cubetti di ghiaccio, tuttavia la mia sorprendente cugina mi ha raccontato una versione che si discosta parecchio dalle altre. 

In primis, non c'è nessuna signora in vacanza bensì un uomo di affari, in viaggio di lavoro in Romania. Il suo capo gli ha assegnato un incarico strettamente riservato di cui non avrebbe mai voluto occuparsi e non per l'ansia da prestazione che l'enormità della cifra in ballo comporta: è il passato che lo lega a quella sperduta cittadina ad angustiarlo, un passato che ha a che fare con un'altra leggenda urbana poco nota che forse non riconoscerete, ma che vi inquieterà parecchio.

Un'improvvisata assai sgradita, un manipolo di bambini invadenti, una fabbrica dismessa che tutti vogliono sono soltanto alcuni degli elementi di una vicenda in cui proprio nulla è come sembra, dunque non vi resta che prendervi una stanza all'Hotel Amurg e osservare gli sviluppi.

In quanto a me, vi aspetto martedì 21 febbraio per svelarvi qualche curiosità sul quarto racconto di "Urban Legends": "L'autostoppista fantasma".

Banana Babol - Parte 1

Erano rosa, le gomme da masticare della nostra infanzia e c'era chi riusciva a farci bolle così grandi da lasciare tutti a bocca aperta....